L’archeologia industriale palcoscenico delle nuove tecnologie
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Da mulino a industria tessile fino a sede espositiva. L’ottocentesca Cimatoria Campolmi Leopoldo e C. è stata felicemente restituita alla collettività come altre strutture pratesi presenti all’interno o nelle immediatezze delle mura cittadine – dall’ex orfanotrofio, oggi Magnolfi Nuovo, al complesso industriale del Fabbricone, utilizzato per la prima volta come spazio teatrale nel 1974 per Orestea di Luca Ronconi.
L’esposizione collettiva Mitologie Digitali, che nasce da una selezione di una settantina di opere di artisti italiani e cinesi che hanno risposto alla call delle curatrici Silvia Vannacci e Lisha Liang, trova in questo contesto – essenziale, geometrizzante ma ricco di storia – la perfetta cornice per una serie di opere multimediali e videoartistiche su tematiche che ruotano intorno a paure ataviche e nevrosi tutte contemporanee – dal peso dell’immagine plastificata imperante all’eredità patriarcale non sradicabile dal singolo, dalla labilità dell’individuo nell’attuale società fluida allo spreco di alimenti in un mondo diseguale.
Le tecniche utilizzate sono molto diverse – dalla fotografia alla video-arte, dall’anime all’esperienza in 3D da fruire con il visore – così come il grado di interazione richiesto al visitatore che può immergersi in un’esperienza di realtà virtuale, fruire di un video, osservare una fotografia o cercare di modificare un’installazione interagendo con un semplice mouse.
Tra le 23 opere selezionate – tutte di ottimo livello sia tecnicamente sia per sublimazione artistica – alcune ci hanno particolarmente colpiti per la loro qualità o per la ricchezza metaforica.
Classe 1996, base a Bologna, il giovane Yu Xinhan propone in tre brevi gif, in formato quadro, altrettante visioni distopiche del corpo umano o animale. Con la musica di sottofondo in stile giostra (ripetitiva, ipnotica e disturbante) e, centrale, proprio la figura di un cavallo, Xinhan ci immerge in una dimensione in apparenza accattivante grazie alla levigatezza di immagini iperrealiste dal sapore patinato (simili a quelle delle riviste più glamour) che nascondono, però, come la mela, ognuna un proprio baco. Se il cuore palpitante non può che rimandare a Dalí, è il corpo della donna – letteralmente exploited dalla odierna società dei consumi, che lascia decisamente un’impronta emozionale persistente.
Cambiamo decisamente registro con Annan Shao, classe 1998, artista che ha studiato sia in Cina sia a Londra. Il suo anime, intitolato Highway sushi, è ricco di fantasia e dotato di una sottile vena poetica, che trasforma una necessità come l’ottimizzazione del riciclo dei resti alimentari in un prodotto animato che vola alto. Stesso anno di nascita per Stefano Riboli, lombardo al cento per cento. Le sue fotografie, scattate a latere di vie ad alta percorrenza mettono in discussione il nostro sistema percettivo con immediatezza ma non senza consegnarci un certo livello di destabilizzazione delle nostre certezze – forse in quanto influenzati dalle immagini di Crash di David Cronenberg.
Ancora più labili le figure e i panorami di Huang Xuanyang, nato e tuttora residente a Guangzhou. Miraggi, illusioni ottiche o rielaborazioni della moderna tecnologia? Quest’ultima, del resto, può ormai manipolare volti e realtà a uso e consumo dei poteri forti – aldilà di telefilm distopici come Person of Interest che, in fondo, arrivano solo qualche anno prima di sistemi come il software-spia israeliano, Toka, che non è, purtroppo, solo il parto della fantasia di Jonathan Nolan.
E chiudiamo con Nick Landucci – in equilibrio tra Milano e Shanghai – che reinterpreta il Futurismo boccioniano e la testa della Ferdande picassiana, nell’ambito dell’estetica digital; mentre le figure di Gennifer Deri, classe 1991, laureata in pittura all’Accademia di Belle Arti di Carrara, sulla scia della pittrice vivente più quotata al mondo (Jenny Saville), reinterpretano il corpo della donna in maniera disfunzionale scorticando l’estetica patinata femminile – come il già citato Yu Xinhan. Corsi e ricorsi…
La mostra, che ha chiuso l’edizione italiana il 27 dicembre, arriverà a Taizhou (in Cina) a marzo di quest’anno, quando torneremo ad affrontare, più compiutamente, i percorsi degli artisti selezionati: Mataro Da Vergato, 邓启鹏 Deng Qipeng, Deri Gennifer, Fang Yutao, Giovanni Fredi, 黄选阳 Huang Xuanyang, 黄钺 Huang Yue, Massimiliano Ionta / The Astronut, Nick Landucci, Matteo Nuti, David Reimondo, Livia Ribichini, Stefano Riboli, 邵安南 Shao Annan, 陶 愉 康 Tao Yukang, 段沐 Tuan Mu, 王威 Wang Wei, 吴雷蕾 Wu Leilei, 徐晨朔 Xu Chenshuo, Yu Xinhan, 张昊 Zhang Hao, 张炀 Zhang Yang ed Emiliano Zucchini.
Mitologie digitali
Open call organizzata da Contemporary Matters per artisti digitali tra Italia e Cina
a cura di Silvia Vannacci con Lisha Liang
finissage mostra 27 dicembre 2022
Saletta Campolmi
via Puccetti, 3 – Prato
www.mitologiedigitali.com
una produzione Contemporary Matters e Festival Seta
in collaborazione con Associazione Orientiamoci in Cina, Taizhou Museum of Contemporary Art e NoName Studio Zhujiajiao
con il patrocinio di Comune di Prato; Accademia di Belle Arti di Carrara; Università degli Studi di Firenze – Dipartimento FORLILPSI; Centro Studi Sulla Cina Contemporanea; Centro Sino Italiano di Design
venerdì, 13 gennaio 2023
In copertina: Yu Xinhan, uno tra gli artisti in mostra